Come un inglese se la aspetterebbe …

Le porter nascono come soluzione low-cost ai bisogni dei “Market-Porter” ossia i portantini che facevano la spola dal molo del Tamigi al Mercato. Quello che oggi chiamiamo senza dolcezza “scaricatore di porto”. Erano di variegate nazionalità e credenze, quello che però dell’Inghilterra amavano, era andare al Pub dopo una giornata di lavoro. Poveri in canna chiederanno di fare una “mezza” che altro non era che una birra riempita per metà con birra buona e per metà con birraccia o altro intruglio … Niente di strano, i nostri muratori hanno fatto “vino e spuma” per molti anni.

Qualche birraio ha pensato di recarsi in malteria e di recuperare a basso costo malti di scarto, erano quasi sempre malti tostati esageratamente. Unendoli a malti di qualità ne è uscita una birra nera, molto calorica e a basso contenuto di alcol… ma soprattutto poco costosa a livello produttivo.

La birra piace anche molto al pubblico borghese, tanto che anche i Pub del centro cominciano a brassarla, ma con malti di qualità a a gradazioni alcoliche ben superiori, ecco che nascono le Robust Porter.

Poi la leggenda …
si dice che i Porter, felice della loro birra, ma infelici perché di bassa gradazione alcolica, correggessero la birra con liquidi che trovavano nelle cambuse delle barche ormeggiate al molo. Tra tutti il vino porto. Ecco che la nostra Porter riprende questa usanza e viene rifermentata in bottiglia con una piccola quantità di vino Porto all’interno, sarà lo zucchero residuo del porto a innestare la nuova fermentazione per la carburazione della birra.

La presenza del porto, dove una inaspettata rotondità alla birra, quasi come un passatoi in botte, senza però questo onere.